Questa settimana ha debuttato a scuola lo spettacolo “Le rane”, organizzato dal laboratorio di teatro del Prof. Ascione. Lo abbiamo intervistato per averne qualche anticipazione e sapere di più sulla sua passione in merito al teatro a scuola.




Com’è nata l’idea del teatro a scuola?
L’idea è nata da quello che facevo prima di fare l’insegnante, facevo l’attore a teatro, è sempre stata la mia più grande passione. Poi a un certo punto mi sono laureato in lettere e abilitato all’insegnamento e l’idea di fare teatro a scuola mi incuriosiva. Quando ho deciso di trasferirmi a Milano, ho fatto domanda nelle scuole… e da allora ho sempre proposto un laboratorio di teatro, perché a mio avviso è il canale più efficace per arrivare ai ragazzi, ai loro pensieri e alle loro emozioni.
Come mai ha deciso di chiamare questa messa in scena “Le rane”?
Perché è il titolo dell’opera di un commediografo greco importante, Aristofane, e da anni che cercavo il modo di metterlo in scena, poi ho visto lo spettacolo di Marco Cacciola, che abbiamo anche ospitato in questo laboratorio, dandoci molti consigli. Mi aveva molto interessato la sua messa in scena, che coinvolgeva vari cittadini nella. Così, partendo dalla sua idea, ho cercato di adattarla sui ragazzini di 12-13 anni.
Da quando tempo viene praticato il teatro a scuola?
Da tempi memorabili, da sempre il teatro viene praticato nelle scuole: si fa, si è fatto e si farà per sempre perché ci saranno sempre professori che manderanno avanti questa tradizione.
È stato complicato coinvolgere gli alunni in questa attività?
No, non lo è stato. Ogni volta che propongo un laboratorio la regola è di ottenere delle adesioni libere, svincolate dai laboratori pomeridiani perché un’attività del genere a mio avviso non dev’essere obbligatoria ma scelta liberamente dai ragazzi che per motivazioni diverse decidono di cominciare un laboratorio di teatro. Questa per me è una premessa fondamentale per poter sviluppare un laboratorio di senso per loro e per me.
Da quanto tempo ha questa passione per il teatro?
Come dicevo, prima facevo teatro prima, ho cominciato molto presto, a 15 anni feci il mio primo spettacolo, da li partì questo interesse che diventò una professione per poi prendere tutto questo vissuto e trasferirlo nella scuola.
Chi ha collaborato su costumi e scenografie?
Qui vanno ringraziate molte persone: i costumi e le scenografie soprattutto la professoressa Simona Lezzi, l’anima portante di questa attività; oltre a lei sono state molto di aiuto altri insegnanti tra cui Mariella Tecchio, alcune mamme, come Francesca Fiandaca, un’insegnante di sostegno nuova in questa scuola, Carmela Campisi, e la mamma Federica Toti. Per l’allestimento ringrazio il professor Aurelio Gurreri e Leonardo Butera, un ex alunno di questa scuola, il professor Emilio Romano e il nuovo professore di sostegno Emilio Todini. Le coreografie sono state preparate dalla professoressa Rossana Nuzzo e la preparazione delle voci del coro è stata di Virginia Zini che è un’attrice e regista. Per finire un grazie di cuore a Riccardo Sergiacomo che ha fatto una straordinaria locandina.
Ci può dare qualche anticipazione su questo spettacolo?
Mi è difficile parlarne perché è uno spettacolo che si è composto nel tempo, ciò che posso dirvi è che lo spettacolo è diviso in due parti: la prima parte ha rispettato l’impostazione del testo originario di Aristofane, chiaramente in chiave contemporanea, e per questo mi sono molto basato sull’adattamento del regista di cui parlavo prima, Marco Cacciola, mentre la seconda parte è incentrata sulla cittadinanza.
(Giulia e Matilde)