Ogni posto, ogni momento per i ragazzi è perfetto per “fare pausa” (da qualsiasi cosa) e giocare al nostro videogioco preferito. Basta guardarsi attorno e ci si rende conto di quante persone giochino sui mezzi pubblici, mentre aspettano in fila da qualche parte, nei giardini e a volte perfino a scuola, di nascosto dai proff.
Per conoscere meglio questo fenomeno, abbiamo svolto un’inchiesta nella nostra scuola, presentando in tutte le classi (per un totale di 350 intervistati) un questionario sul rapporto fra i ragazzi e i videogiochi. I risultati sono stati piuttosto interessanti.
E’ venuto fuori che a 230 ragazzi piacciono i videogiochi e a 73 ragazzi no.
La maggior parte di noi gioca soprattutto su console, ma risulta in crescita l’uso del cellulare e in calo quello del computer, forse perché in casa spesso il computer è uno solo e se lo divide tutta la famiglia.
Le tipologie di giochi sono molto varie, prevalgono di poco i cosiddetti “sparatutto” e lo sport, ma sono diffusi anche tutti gli altri.
Alla maggior parte dei ragazzi piace giocare in multiplayer (241), anche se questo può comportare dei rischi, dato che non si può mai sapere chi gioca dall’altra parte del PC.
Il tempo dedicato ai videogiochi è notevole, dato che la maggior parte degli intervistati ha dichiarato di giocare un’ora al giorno (92), un bel numero più di tre ore (88), il resto due (62), e, considerato che si tratta di ore pomeridiane, dato che fino alle 14.00 almeno siamo a scuola, non resta molto tempo per altre cose (a meno che nelle ore di gioco non si comprenda il tempo “rubato” a scuola all’insaputa degli insegnanti).
Questa “dipendenza” dai videogiochi a volte porta a pensare ai personaggi e alle mosse che si intendono fare nel gioco proprio gioco preferito, anche quando non si sta giocando, come ci hanno rivelato 94 ragazzi intervistati, che hanno dichiarato che è una cosa che accade spesso, o 119, che hanno ammesso che è così, ma solo qualche volta.
Tutto questo giocare, poi, porta anche a influenzare l’umore dei ragazzi, come dice la maggior parte di loro (193), contro una minoranza che lo nega (65), cui si aggiunge chi ammette che si tratta di un’influenza piuttosto forte (46).
Insomma giocare non è né giusto né sbagliato, ma, come in tutte le cose, ci vuole moderazione
(Filippo)