4 febbraio 2014, un giorno da ricordare, Nando Dalla Chiesa è stato nella nostra scuola a parlarci della sua storia, della storia di suo padre, di quella di due vite contro la mafia, organizzazione mossa dalla brama di potere.
Ci ha fatto aprire gli occhi rivelandoci che la mafia è ovunque.
In un primo momento abbiamo parlato con lui del nuovo film di Pif: “La mafia uccide solo d’estate“; in cui il regista, nato e vissuto a Palermo, fa i conti con sé stesso e con la sua città, raccontandoci in chiave ironica la verità sulla mafia, a tanti invisibile. Ciò che questo film comunica è il fatto che bisogna aprire gli occhi quanto prima, senza aspettare di assistere ad eclatanti eventi drammatici. Nando ci ha spiegato che un tempo era proprio così, i mafiosi commettevano i loro delitti soltanto durante le vacanze estive, quando la gente era al mare, era partita, fuori dalla Sicilia, perché le persone in vacanza non leggevano i giornali e non guardavano la TV, preferivano pensare ad altro: alla musica, ai figli, a divertirsi come tutti noi d’estate. Infatti essendo la stagione da dedicare all’allegria, la gente preferiva non interessarsi delle vicende di mafia, ignorandole, senza rendersi conto che la forza della mafia sta proprio in questo che è al di fuori della mafia: nell’ignoranza, nell’indifferenza, nella paura; la mafia è un problema di fuga dalla realtà. Un delitto ha spezzato questa consuetudine: il 5 gennaio è stato ucciso Giuseppe Fava, tuttavia, la gente, trovandosi ancora in periodo natalizio ha continuato a mostrare la solita indifferenza, simbolo di ignoranza. Inoltre, siccome si pensava che “cosa nostra” fosse radicata solo a Palermo, automaticamente le colpe della mafia ricadevano solo sui Palermitani, tanto più che era stata appena finita l’autostrada Palermo-Catania.
Poi Nando ha cambiato argomento, ha parlato del maxi processo di Palermo, nel quale sono stati giudicati gli assassini di Carlo Alberto Dalla Chiesa,suo padre. Ci ha raccontato che lui e suo padre uscivano e si chiamavano sempre cambiando orario, in modo da non dare punti di riferimento ai mafiosi. Pur avendo la sua scorta, il padre non era protetto dallo Stato, per questo è stato ucciso così facilmente. Nando era testimone della vicenda, quindi avrebbe dovuto partecipare al processo. In quell’occasione, oltre all’oltraggiosa frase (recitata da un giornale): “Ora gli orfani tacciano”, si è trovato, insieme ai suoi sostenitori, in un disagio economico, non avendo i soldi per permettersi una buona difesa, che poi è stata ottenuta grazie ad una colletta organizzata dagli alunni di una delle prime scuole in cui lui ha tenuto i suoi incontri. I ragazzi non avrebbero mai immaginato che quei soldi raccolti innocentemente sarebbero serviti ad incarcerare molti pericolosi criminali. Tuttavia, secondo Nando, la mafia non può essere fermata incarcerando tutti i mafiosi, ma rendendo consapevoli i ragazzi, la nuova generazione, del flagello della mafia, che si nasconde in molte persone e nelle azioni quotidiane di cui troppo spesso non si tiene conto.
Questo incontro ci ha insegnato a non restare indifferenti davanti alla mafia e che anche se possiamo prendere come figure di riferimento i nostri genitori, davanti alla mafia possiamo essere anche noi stessi ad istruirli, perché molte volte resta ancora ancorata in loro l’idea che la mafia sia solo in Sicilia e che non possa nuocere a nessuno.
(Camilla Radaelli, Alessia Xiang Ting, Anita Notarianni, Ulrike Lanting)