Romeo and Juliet (are dead): intervista alla regista

Durante la prima settimana di febbraio, le classi terze della Puecher si sono recate allo Studio Melato del Piccolo Teatro per vedere lo spettacolo Romeo and Juliet (are dead).

La rappresentazione non è esattamente la tradizionale tragedia di Romeo e Giulietta, ma una rivisitazione moderna e originale. Infatti, ad eccezione della scena finale, gli attori indossano abiti moderni e le canzoni di sottofondo sono attuali.

Per tutta la durata dello spettacolo sono presenti solo tre personaggi: Romeo, Juliet e Mercutio. All’inizio Juliet afferma di essere stufa e di non voler mettere in scena per l’ennesima volta la solita opera di Shakespeare, in cui dopo solo pochi giorni d’amore gli amanti muoiono. Anche Romeo è dello stesso parere. Tuttavia, non appena gli attori cercano di abbandonare il palco, si accorgono che le porte del teatro sono bloccate. Così, provando a placare gli animi, Mercutio suggerisce di raccontare la storia ancora una volta in modo da capire perché i protagonisti della tragedia di Shakespeare sono segnati da un drammatico destino. Dato che loro sono solo in tre, Mercutio interpreta anche le parti della balia, del principe e del frate. Giulietta accetta invece di impersonare pure Tybalt.

L’opera inizia così con il famoso prologo che però viene rappato. Man mano che la storia procede, i tre personaggi iniziano a capire quali sono le cause delle loro morti premature nella tragedia originale. Ciò che emerge è che se avessero voluto fermare la loro triste fine, Romeo and Juliet non avrebbero dovuto sposarsi dopo solo pochi giorni di conoscenza. Tuttavia, i due amanti non sono i soli responsabili del loro fato: anche gli adulti lo sono. La rivalità tra le due famiglie è causa delle azioni sbagliate dei ragazzi. Inoltre, molto importante è la riflessione di Juliet sul fatto che la madre non l’abbia mai ascoltata e compresa. Adesso che è tutto più chiaro la tragedia può terminare nel più tradizionale dei modi, ovvero con la famosa “Death scene”: Romeo, credendo che Juliet sia morta, si avvelena con le droghe del fidato speziale e Juliet si pugnala quando si sveglia dalla morte apparente e scopre che il suo amato si è tolto la vita.

Alla fine dello spettacolo, dopo gli applausi, è entrata in scena per rispondere a eventuali domande la regista, Laura Pasetti. Quando le è stato chiesto perché ha deciso di utilizzare l’inglese per la sua rappresentazione, ha risposto che Romeo and Juliet può essere recitato al meglio solo nella lingua in cui la tragedia é stata scritta, perché contiene il pentametro giambico. Quest’ultimo era il verso utilizzato nella poesia e nel teatro in Inghilterra a partire dal XVI secolo. L’inglese si adatta perfettamente al pentametro giambico e, nel caso delle opere shakespeariane, tale verso riesce ad esprimerne maggiormente l’espressività e la potenza delle parole in esse contenute.

Poiché ai ragazzi della nostra scuola lo spettacolo è piaciuto tantissimo, noi del blog abbiamo intervistato la regista perché avevamo molte curiosità. Ecco qui di seguito le domande che le abbiamo posto.

In quanto tempo avete realizzato lo spettacolo?

Un adattamento di Romeo & Juliet in questa direzione venne realizzato nel 2009 per lo spazio Scatola Magica del Piccolo. Nel gennaio 2019 l’ho ripreso in mano rendendomi conto che non era più attuale: erano passati troppi anni e il pubblico era sostanzialmente diverso se non altro perché in questi 10 anni c’è stato l’avvento dello smartphone e il nostro modo di comunicare, riflettere, esprimere giudizi è cambiato. Ho rielaborato il testo puntando su una Giulietta molto più arrabbiata e molto più protagonista di quella della prima edizione. Ho messo in primo piano una tomba che sottolineasse l’urgenza di tutto quello che devono fare i tre personaggi e ho inserito musica contemporanea. L’ho realizzato con gli attori in 3 settimane. La ripresa di quest’anno è stata fatta in due settimane. 

Perché avete deciso di mettere in scena proprio “Romeo and Juliet” e non un’altra opera di Shakespeare?

Perché è un’opera controversa, inflazionata, sfruttata… si parla troppo d’amore ultimamente senza sapere che cosa significhi veramente. Volevo far emergere ciò che sta sotto l’apparenza: non è un testo che parla d’amore romantico. È un testo che rivela l’inadeguatezza degli adulti e dà forza agli adolescenti che sono capaci di crescere senza aiuti. Come dice Giulietta, l’amore si sceglie e non è una scelta senza conseguenze. Amare significa inevitabilmente farsi adulti.  

Perché nella scena finale avete deciso di far indossare agli attori i vestiti di scena tradizionali a differenza di quanto avviene durante quasi tutto lo spettacolo?

Perché non bisogna dimenticare le proprie origini e la propria storia; perché in qualunque tempo Giulietta e Romeo sanno insegnarci come si ama ed è giusto che alla fine accettino anche l’ultima responsabilità: diventare un simbolo, un archetipo al di là di ogni tempo e cioè eterno.

Nonostante alcune parti in inglese dello spettacolo siano state un po’ difficili da capire per noi ragazzi delle medie, siamo molto contenti di aver visto questo spettacolo e l’abbiamo trovato coinvolgente e interessante. Gli attori sono stati molto bravi e divertenti.

(Beatrice e Vittoria, 3 D)

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