Il virus con la corona

Racconto di Gaia (1 A)

 Ci troviamo in Cina, nella città di Wuhan, nell’anno 2000. Il nostro Re è ormai defunto da qualche mese, per la precisione da quattro mesi e gli è succeduto il primogenito di nome Virus.

     Vi chiederete come mai questo nome? Beh la risposta è semplice. Quando nacque, i suoi genitori, il Re e la Regina, non sapevano che nome dargli e si presero un po’ di tempo per pensarci, dopo giorni e giorni lo trovarono.

     In quei giorni si accorsero che da quando era nato il figlio tutti i loro amici e parenti si erano ammalati fortemente, con febbre, raffreddore e tosse secca o grassa e da lì avevano capito che quello era il nome giusto.

     Virus, da quando era salito al trono, non aveva fatto che “colpire” i cittadini-sudditi con il suo nome, ciòé faceva ammalare i cittadini-sudditi con gli stessi sintomi che avevano avuto i suoi parenti e amici cari, ma il Re faceva tutto questo perchè da piccolo era stato portato nella sua futura casa da un pipistrello che alcuni pensavano avesse un’ infezione e gliela avessa trasmessa nel viaggio.

     La gente era più spaventata che mai e non sapeva come risolvere questo problema che andava avanti da ormai molto tempo. Nel frattempo lo chiamarono “Il virus con la corona”, perchè da quando era piccolo fino ad allora, continuava a tenere la corona tra le mani.

     Un giorno però a uno scrittore venne un’ idea per risolvere il problema del Re, quella di levargli la corona mentre dormiva.

     Ci provò di persona. Consapevole del rischi che si era assunto riuscì a entrare indisturbato nel suo palazzo di notte e, intrufolandosi nella sua stanza, gli tolse la corona dalle mani.

     Gli abitanti, che in gran segreto vennero informati dallo scrittore dell’impresa compiuta, si rallegrarono e fecero festa, convinti che le previsioni dello scrittore si sarebbero avverate e che quindi sarebbe giunta la fine di un periodo così triste.

     Non ci fu nessun risultato, anzi le cose peggiorarono di giorno in giorno. Iil Re per vendicarsi dell’ affronto fattogli fece ammalare anche i poveri contadini e da quel giorno lo scrittore amato da tutta la città venne ricordato dalla Storia come uno scrittore misero che aveva contribuito solo a peggiorare le cose.

     A riaccendere le speranze dei cittadini, qualche tempo dopo, fu uno scienziato molto conosciuto dall’ intera città, che cercò in tutti i modi di scoprire il passato del RE, per sapere cosa gli fosse successo e cosa avesse prodotto la sua crudeltà.

    Dopo due settimane, lo scienziato scoprì qualcosa di importante, grazie a un pipistrello che un bel giorno si presentò davanti a lui.

     Lo scienziato pensò che esssendo un volatile gli avesse portato qualche infezione o malattia nel tragitto e che lui avrebbe potuto trasmettere ciò a chi gli stava vicino o a chi decideva lui di infettare.

     Lo scienziato, dopo aver scoperto queste cose, approfondì le ricerche per sapere se fosse davvero quella la verità. Scoperta tutta la storia, pensò che per far finire la faccenda bisognava infettare il Re con un virus in modo da indebolirlo.

     Sfortunatamente l’idea dello scienziato non funzionò, perchè avendo più “carica” potè far ammmalare anche qualche specie di animale, in pratica avendo già lui il virus dentro di sè con un altro virus ne “sommò la potenza“ e diventò più contagioso e pericoloso di prima.

     Lo scienziato tutto deluso provò a convincere i cittadini a dargli un’ altra possibilità, e dato che era amato da tutti i cittadini si fidarono e gliela diedero.

     Pensò notte e giorno, ma non gli venne nessuna idea e pensò di lasciar perdere e quindi di deludere tutti, ma dopo qualche giorno, mentre stava preparando il discorso da fare ai cittadini, trovò la soluzione: trovare dei vaccini, cioè degli anticorpi per proteggere le persone.

     Prima volle provarli su dei topolini appena nati in modo che fossero sani; vi chiederete perchè i topi vengono paragonati agli uomini?

     Perchè secondo alcuni scienziati i topi e gli uomini hanno delle particolarità in comune tali da poter verificare gli effetti prodotti dagli anticorpi nei topi prima di farlo negli esseri umani.

     Per pura sfortuna dello scienziato, i topolini morirono e capì che non doveva più pensarci e continuò quindi a prepararsi per il suo discorso di fallimento da fare ai cittadini.

     I cittadini, malati e non malati, rimasero delusi, ma anche molto arrabbiati e infatti si dice che oltre che perdere il suo lavoro, lo scienziato perse la sua carriera e la casa in cui viveva. Inoltre tutti gli abitanti di Wuhan non ne parlarono più, in modo da non pensare alla perdita e alla   delusione subita.

     Un povero contadino, ammalato di questa forte influenza o virus, un giorno andò in città per trovare una soluzione per lui e per tutti, ma appena arrivò, tutte le persone che erano lì lo guardarono molto male, non perchè fosse malato ma perchè era sporco e puzzolente.

     Il povero contadino voleva andare a parlare di persona con il Re, per risolvere questa brutta situazione, ma non sapeva da che parte prendere e allora si rivolse a una signora, ma non concluse niente, perchè la signora non gli diede nessuna risposta e allora provò con un altro signore ma non cambiò niente, allora un mercante si avvicinò con un panno che copriva una parte del viso per non sentire la sua puzza e gli diede una risposta, indicandogli la strada, anzi, lo accompagnò fino a metà percorso.

    Il povero contadino quando arrivò al castello chiese alle guardie il permesso di parlare on il Re, ma le guardie gli impedirono di raggiungerlo. In quel momento si affaccio il Re al suo magnifico balcone, il povero

    contadino lo vide e gli chiese solo di potergli dire due parole, ma il Re se ne andò subito dentro e, dato che il povero contadino, si era messo a tirare le pietre contro la sua finestra, chiese alle guardie di farlo entrare così avrebbe finito di lanciare le pietre con il rischio che qualcuno si facesse male o che si rompesse la vetrata. Impose di fargli fare subito una doccia nel bagno delle domestiche così non avrebbe potuto lasciare il suo sgradevole odore nel suo bagno o in quello degli ospiti, così non avrebbe fatto brutta figura.

    Appena lo rivide cambiò subito idea e ordinò di cacciarlo via, ma il povero contadino lo pregò di essere ascoltato e il re con lo stupore dei presenti accettò di ascoltare quell’uomo.

    Iniziarono a parlare e il Re fù incuriosito dal suo racconto, solamente perchè gli offrì molte cose del suo raccolto e quel poco denaro che aveva.

    Le persone presenti si accorsero che il Re non stava “avvolgendo” ancora di più il povero contadino, nel senso che non stava contagiando ancora di più il povero contadino, ma dopo un po’ le domestiche capirono cosa stava accadendo, anche perchè lo conoscevano da quando era un neonato. Notarono due cose, innanzitutto che il povero contadino aveva un orologio da tasca che era esattamente come quello che aveva il padre del re. Infatti il Re chiese se poteva farglielo vedere e si accorse che non era solo una somiglianza ma che era proprio l’ orologio di suo padre e allora gli chiese il motivo per cui avesse quell’ orologio di cui da piccolo piccolo era tanto innamorato. Il povero contadino gli disse che era un altro dei motivi per cui era andato lì e disse pure che poteva tenerlo perchè ne avrebbe avuto più bisogno di lui. Allora il Re lo abbracciò così forte che perse tutte le negatività, perché era talmente felice che la sua anima si riaprì e così cambiò con tutti gli altri abitanti e animali. In più il povero contadino gli servì la sua spremuta e il Re si addolcì ancora di più.

    Il Re capì che il povero contadino non si meritava di vivere in quelle condizioni e allora lo accolse al castello e diventarono grandi amici e da quel giorno il povero contadino divenne, dopo il Re, la persona più amata e rispettata da tutto il popolo.

    Il Re volle cambiargli il nome, per dargliene uno che avrebbe potuto ricordare quella storia e decise di chiamarlo Salvatore. Inoltre, oltre a essere un grande amico del Re, dopo aver studiato molto, Salvatore prese il posto dello scienziato e dello scrittore e il popolo lo amò ancor di più quando ebbe la geniale idea di costruire le mascherine, ma non quelle di carnevale, quelle che aiutarono l’intera popolazione nelle gravi situazioni di salute.

Da quel momento la città di Wuhan riprese ad avere luce e non vide più in nessun momento l’ oscurità.

ANDRA’ TUTTO BENE.

(Gaia)

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